Libretti di risparmio, spariscono quelli al portatore ma restano d’appeal per i minori

libretto a risparmio

Uno strumento finanziario al quale molti cittadini, spesso in età minorile, accedono nel mondo del risparmio, è sicuramente il libretto a risparmio. Un oggetto che, negli scorsi decenni, rendeva spesso felici i bambini che lo ricevevano, rendendoli consapevoli di avere da parte due “spicci”, che per molti di essi, nel loro immaginario fanciullesco, rappresentavano un primo eventuale approdo alla ricchezza, ben rappresentata dalla figura di Zio Paperone nei cartoni animanti di Walt Disney.

Il libretto di risparmio è uno strumento finanziario per la gestione dei risparmi. Si tratta di un prodotto in forma cartacea nel quale vengono annotati i movimenti relativi al deposto. Viene offerto sia dagli istituti bancari che dagli sportelli postali.

E dal 31 dicembre del 2018 hanno visto un grande cambiamento, con la scomparsa dei vecchi e cari libretti al portatore, quelli che, spesso, venivano aperti da genitori e nonni in favore di figli e nipotini. A decretarne la loro fine sono state le nuove norme legiferate in tema di antiriciclaggio, che hanno vietato l’utilizzo di questo strumento con l’avvento del 2019. Il motivo di questa scelta è facilmente intuibile: questo strumento potrebbe favorire  la circolazione di denaro proveniente da attività illecite ed è difficile risalire ai movimenti effettuati in quanto non vi è un unico intestatario.

Il librettino, tuttavia, é ancora di straordinario appeal per coloro che, poco alla volta, vogliono accantonare delle somme in favore di minori, specie in tenerissima età. Molti istituti, in tal senso, offrono la possibilità di aprire un libretto intestato al minore, dove possono operare esclusivamente coloro che esercitano la patria potestà, fino ad una determinata soglia di saldo (normalmente ricompresa fra i 5/10000 €.).

All’atto dell’apertura, vanno tenuti in considerazione due aspetti legati alla tassazione fiscale: anche gli interessi percepiti su questo strumento sono assoggettati ad una ritenuta fiscale del 26% e al pagamento dell’imposta di bollo (€34,20 annui) qualora la giacenza media risultasse superiore ad €.5000,00.