Pensioni, cambia il governo: cosa ne sarà di “Quota 100”?

Quota 100

La legge di Bilancio 2019 prevede un punto che sta a cuore a moltissime persone, ovvero i requisiti per abbandonare il mondo del lavoro e andare in pensione. In tal senso, la celeberrima “Quota 100” rappresenta il fulcro di una vera e propria rivoluzione ed è volta a contrastare la Riforma delle Pensioni del 2011, quella voluta dal governo tecnico presieduto da Mario Monti, formatosi al culmine di una vera e propria tempesta finanziaria che rischiava di mettere al tappetto l’intero paese, e che prese nome dall’allora Ministro del Welfare, Elsa Maria Fornero.

Quota 100 prevede la possibilità di uscire anticipatamente dal lavoro per coloro che abbiano maturato almeno 38 anni di contributi e un’età non inferiori ai 62 anni, senza dover subire penalizzazioni sull’assegno percepito, se non se non quella dovuta al minore montante contributivo.

Con la caduta del governo gialloverde, però, Quota 100 potrebbe essere rivista, o addirittura del tutto accantonata, dal nascituro esecutivo formato dal Movimento Cinque Stelle e dal Partito Democratico; d’altronde, questa misura era stata voluta fortemente dall’azionista di minoranza del precedente governo, Matteo Salvini, che ne aveva fatto un’autentica bandiera della propria azione parlamentare.

Quota 100, d’altro canto, pone pesanti interrogativi sulla propria reale fattibilità economica, a causa della situazione, tutt’altra che florida, delle casse pubbliche del nostro Stato.

Al punto che, secondo il parere di alcuni esperti, potrebbe mettere a repentaglio l’intera sostenibilità del sistema previdenziale italiano. Il Partito Democratico, se si esclude l’esperienza del governo Renzi, è storicamente molto attento alla tenuta dei conti pubblici e potrebbe non vedere di buon occhio l’attuazione, tout court, di questo nuovo sistema previdenziale.

Dall’altra sponda, quella del Movimento Cinque Stelle, non si vuole abbandonare una riforma che, seppur proposta da una forza oggi tornata all’opposizione, riscontra il parere favorevole della maggior parte degli italiani e potrebbe costituire terreno fertile per aumentare il consenso della Lega di Salvini.

Una sua revisione, però, pare quasi sicura. Una proposta, avanzata proprio dai pentastellati, prevederebbe l’aumento dell’età minima da 62 a 65 anni. Un compromesso che potrebbe trovare l’appoggio anche del partito di Nicola Zingaretti, costretto ad ingoiare un boccone amaro sull’altare del consolidamento del nascituro governo.